Club Alpino Italiano > Sezione di Castellammare di Stabia

Il progetto educativo del CAI

Il Progetto Educativo è il documento ufficiale del Club alpino italiano per il settore giovanile.

Approvato dal Consiglio centrale nel 1988, si compone del Progetto Educativo, dei Temi del metodo applicativo e della successiva circolare 6/89.

Le linee programmatiche d’assetto, deliberate dal CC nel 1992, inquadrano organicamente il settore giovanile del Club.

L’attività (dati 1996) viene sviluppata da 75 Accompagnatori nazionali e 531 Accompagnatori di Alpinismo giovanile, qualificati attraverso appositi corsi di formazione e verifica, che operano nelle sezioni del CAI con il supporto degli Aiuto accompagnatori sezionali. E’ attualmente in fase di elaborazione e sperimentazione avanzata il Progetto per la Scuola, approvato nel 1992 dal CC nelle sue linee essenziali e con la traccia di sviluppo dei Temi del metodo applicativo.

IL PROGETTO EDUCATIVO

L’Alpinismo Giovanile ha lo scopo di aiutare il giovane nella propria crescita umana, proponendogli l’ambiente montano per vivere con gioia esperienze di formazione.

Il Giovane è il protagonista delle attività’ di Alpinismo Giovanile e pertanto non si può’ prescindere da una dimensione educativa.

L’Accompagnatore
è lo strumento tramite il quale si realizza il progetto educativo dell’Alpinismo Giovanile.

Il Gruppo
come nucleo sociale, è il campo di azione per l’attività’ educativa; le dinamiche che vi interagiscono devono orientare le aspirazioni del giovane verso una vita autentica attraverso un genuino contatto con la natura.

L’Attività
con cui si realizzano questi intendimenti è essenzialmente, l’escursionismo di montagna finalizzato verso obiettivi didattici programmati inteso come recupero della dimensione del camminare nel rispetto dell’ambiente geografico (naturale e umano).

Il Metodo
di intervento si basa sul coinvolgimento del giovane in attività divertenti stabilendo con lui un rapporto costruttivo secondo le regole dell’imparare facendo.

L’Uniformità
operativa
delle Sezioni nell’ambito dell’Alpinismo Giovanile è presupposto indispensabile perché si possa realizzare il progetto educativo del Club Alpino Italiano.

 

I TEMI DEL METODO APPLICATIVO

Il Giovane

Il protagonista è esclusivamente il giovane. Tutti gli interventi degli adulti devono essere finalizzati ad esso nella consapevolezza di instaurare così un rapporto dialettico tramite il quale il giovane possa trovare elementi di maturazione nel confronto costruttivo e sereno con l’adulto, visto come modello positivo di vita.

Nella situazione attuale si prendono in considerazione giovani dall’inizio della fase di socializzazione ed indipendenza fino al completamento del processo di maturazione dell’adolescenza con un’articolazione operativa secondo le tre classiche fasce di età: 8/11, 11/14, 14/17 anni.

I termini di passaggio tra le tre fasce presentano volutamente sovrapposizioni di età. Si intende lasciare all’esperienza degli accompagnatori una scelta oculata del corretto inserimento del giovane valutandone il livello di maturità.

Si sottolinea la necessità di approfondire la conoscenza del giovane con particolare riguardo al processo evolutivo nell’arco dei dieci anni presi in considerazione ad alla complessità della sua personalità.

In proposito vedi il volumetto per Accompagnatori “Il giovane con noi” della Commissione Alpinismo Giovanile del CAI o altri testi specifici.

Un costante rapporto di collaborazione con la famiglia e con gli altri educatori o strutture educative (scuole, comunità locali, ecc.) è indispensabile per una migliore conoscenza del giovane e per creare attorno a lui un clima di uniformità e collaborazione che rafforzi la sua fiducia e sicurezza.

L’Accompagnatore

Come definito dall’art. 3 del Regolamento degli Accompagnatori approvato dal Consiglio Centrale il 30 novembre 1985, l’Accompagnatore deve possedere:

capacità tecnico/alpinistiche tali da garantire la massima sicurezza in montagna anche in situazioni di emergenza;

conoscenze generali di base per poter frequentare responsabilmente la montagna nel pieno ed attivo rispetto dell’ambiente;

attitudini organizzative, didattiche ed educative tali da consentire un corretto e proficuo rapporto con i giovani.

Ogni norma relativa all’Accompagnatore di AG è contenuta nel sopraindicato Regolamento ed in eventuali ulteriori disposizioni impartite dalla Sede Legale del CAI.

Gli obiettivi che l’Accompagnatore deve porsi verso i giovani nello sviluppo del proprio lavoro sono:

crescita umana del giovane tramite il contatto con l’ambiente montano e l’esperienza di gruppo;
formazione culturale di base;
cognizioni tecniche di base per la sicurezza;
ampiezza delle proposte per una scelta consapevole;
opportunità formative per aiutare il giovane nella propria ricerca dell’autonomia sia come uomo sia come alpinista.

E’ inteso che ciascun operatore giovanile del Club Alpino Italiano, indipendentemente dalla propria qualifica ufficiale, è tenuto a possedere i requisiti previsti ed a perseguire gli obiettivi indicati.

Il Gruppo

Il “Gruppo” (inteso come termine tecnico dell’Alpinismo Giovanile) è il nucleo sociale costituito dai giovani e dai loro accompagnatori.

Il “Gruppo” è gestito dalla “Commissione Sezionale di AG” costituita dagli accompagnatori (intesi come Accompagnatori Nazionali, Accompagnatori, operatori) che abbiano i requisiti necessari.

Tale Commissione è coordinata dal suo Presidente che ha anche il compito di ripartire gli incarichi secondo le necessità ed attitudini, nello spirito di cooperazione e compartecipazione.

Il “Gruppo” rappresenta l’elemento indispensabile affinché si svolga
attività educativa.

Ciò per le dinamiche che ne nascono sia spontaneamente sia guidate dagli accompagnatori. Per “dinamiche” si intendono tutte le relazioni che costituiscono il tessuto sociale tra giovani stessi e tra l’accompagnatore ed il giovane.

Hanno la finalità di ampliarne le rispettive esperienze di formazione.

E’ indispensabile che il “Gruppo” si rinsaldi ed arricchisca: è auspicabile che ciò avvenga tramite esperienze comuni, gratificanti e continuative, svolte nell’arco di più anni (ad esempio almeno due o tre anni); in tal modo solitamente emergono i leader naturali sui quali si può far leva discretamente quali elementi trainanti del gruppo stesso.

Tutto questo è ovviamente compito dell’accompagnatore.

Facendo riferimento alle più diffuse teorie della pedagogia applicata, sul piano organizzativo il “Gruppo” sarà composto da un numero ottimale oscillante tra i 18 e i 36 giovani seguiti da un numero di accompagnatori in rapporto di 6 a 1, più un Accompagnatore coordinatore. Tale rapporto deve intendersi variabile in relazione alle necessità tecnico/alpinistiche, didattiche o educative.

Resta inteso che l’articolazione operativa sarà strutturata abbinando momenti di attività comune ad altri più consoni ai bisogni delle diverse età.

Ogni Sezione che opera nell’ambito dell’AG dovrebbe adoperarsi per raggiungere un numero minimo di 18 iscritti all’attività’ al fine di permettere un lavoro più efficace.

A tale proposito è auspicabile che, come già avviene in alcuni casi, sezioni limitrofe si consorzino per avere un organico di accompagnatori e un numero di giovani più adeguato alle esigenze dell’AG.

Al contrario, le sezioni che accolgono un numero di giovani decisamente superiore ai 36 indicati dovranno predisporre una struttura organizzativa tale da permettere una suddivisione in “sottogruppi”. Tali sottogruppi, costituiti col criterio dell’omogeneità per fasce di età’ come già enunciato precedentemente (8/11-11/14-14/18), dovranno agire indipendentemente ed avere ciascuno un proprio Accompagnatore responsabile.

Si puntualizza qui l’esigenza che il presidente della Commissione sezionale vigili affinché i sottogruppi realizzino attività indipendenti, ma coordinate fra loro, e crei periodicamente momenti di incontro e interazione fra i sottogruppi stessi.

E’ auspicabile che ogni Gruppo o sottogruppo sia ulteriormente suddiviso in nuclei di circa 6 giovani guidati da un ragazzo più anziano ed esperto nelle specifiche attività. Ciò al fine di rispondere alle esigenze di coinvolgimento, responsabilità ed organicità proprie della scuola attiva.

La formazione di tali nuclei, che agiscono con la coordinazione e sotto la stretta sorveglianza degli accompagnatori, sarà stabilita di volta in volta in relazione alle differenti tematiche culturali e tecniche proprie delle singole attività.

Non sono autorizzati simboli ufficiali diversi da quelli previsti dalla Sede Legale del CAI.

Le Attività

Si considerano suddivise in “promozionali” (all’esterno del sodalizio, nelle scuole, ecc.) e “proprie dell’Alpinismo Giovanile” (all’interno del sodalizio, attuate con i “Gruppi” sezionali).

Le attività promozionali possono essere indirizzate al conseguimento di finalità sia associazionistiche (difesa dell’immagine del CAI, acquisizione di autorevolezza, propaganda istituzionale, ecc.) sia sociali (educazione ambientale, assistenza a gite scolastiche, proiezioni, conferenze, ecc.).

Nel rapporto con la scuola, l’Alpinismo Giovanile del CAI deve proporsi come agente formativo e come qualificato supporto alle attività definite di “integrazione ai programmi curricolari” stabilendo comuni finalità ed obiettivi da raggiungere soprattutto con attività all’aria aperta, in montagna.

Tali attività non esauriscono il Progetto Educativo del CAI ma ne costituiscono un aspetto complementare e non trascurabile: vanno sostenute perché offrono l’opportunità di raggiungere e motivare molti giovani, le loro famiglie e l’istituzione scolastica.

Le attività proprie dell’Alpinismo Giovanile, svolte cioè all’interno del CAI, non possono prescindere dall’escursionismo di montagna che deve essere l’attività prevalente.

L’escursionismo deve però essere affiancato da esperienze nelle altre attività, comprese quelle contemplate negli scopi sociali del Club Alpino Italiano: ludiche, ricreative, ginnico-sportive, orientamento, trekking, speleologia, sci, sci-alpinismo, sci fondo escursionistico, servizio di recupero e tutela ambientale, ricerche naturalistiche ed etnografiche, semplici ascensioni ed arrampicate con utilizzo degli attrezzi specifici, eventuali altre valide proposte nuove, supportate, ove necessario, da esperti nelle specifiche
discipline.

E’ importante che i ragazzi conoscano con osservazione ed esperienza diretta tali attività’ affinché da adulti siano in grado di scegliere quelle loro più confacenti.

L’attività dell’Alpinismo Giovanile viene soprattutto sviluppata in Corsi organici.

Per Corso si intende un insieme di almeno 4 uscite rivolte al medesimo Gruppo o sottogruppo, finalizzate ad obiettivi didattici, programmate opportunamente e supportate da incontri in sede con i giovani. Ogni Corso può essere monografico oppure svilupparsi su più filoni tematici.

Ovviamente il tipo di intervento nell’ambito dei corsi viene diversificato in relazione alle caratteristiche tipiche della fascia di età cui si rivolge.

Occorre altresì prevedere sempre, indipendentemente dalle fasce di età, un Corso di base per i neofiti, articolato su più argomenti, allo scopo di avvicinare con gradualità i ragazzi ai primi rudimenti di corretto comportamento in montagna.

Il complesso delle attività dovrebbe svilupparsi nell’arco dell’anno per mettere i ragazzi nelle condizioni di cogliere e far proprio lo scenario montano nella sua interezza e complessità e soprattutto creare i presupposti per un rapporto più saldo nell’ambito del gruppo.

Ogni attività deve contemplare, come obiettivo educativo di fondo, la sensibilizzazione ad un corretto rapporto con l’ambiente geografico naturale e con le civiltà montane al fine di formare i giovani ad una mentalità che considera essenziale l’uomo che vive in armonia con l’ambiente.

Gli aspetti fondamentali delle attività sono quelli sociale (derivante dalla vita comunitaria con i coetanei ed accompagnatori), sportivo (inteso come forme di esercitazioni ludo-motorie), culturale (approfondimento delle conoscenze della montagna in ogni suo aspetto), formativo (ricerca dell’autonomia sia come uomo sia come alpinista).

Non va neppure dimenticato che, pur proponendo attività per il gruppo, dobbiamo sempre pensare alla formazione del singolo: si parte cioè dal gruppo per arrivare alla persona.

Il coinvolgimento dei genitori assume importanza di carattere sia promozionale (per l’influenza che il genitore esercita sul giovane) sia informativo (conoscenza delle attività svolte all’interno della sezione).

Resta inteso che il rapporto tra accompagnatori e genitori deve svilupparsi nel rispetto dei reciproci ruoli.

Il Metodo

Presupposto essenziale del metodo è lo spontaneo interesse dei giovani verso la natura che viene utilizzato quale perno per coinvolgerli, nell’ambiente montano incontaminato, in attività che li aiutano a recuperare la dimensione umana nei suoi bisogni e valori essenziali e ad individuare un modello di uomo verso cui è teso il nostro operare.

L’intervento nell’ambito dell’Alpinismo Giovanile si basa sui moderni criteri educativi del coinvolgimento ed impone un responsabile ed attivo rapporto col giovane mediante la ricerca del dialogo, il contatto costruttivo, la capacità di comprenderne e condividerne con disponibilità i problemi, l’instaurazione di un clima sereno, dinamico creativo e gioioso.

Il coinvolgimento consente al giovane di soddisfare il bisogno di sentirsi parte integrante della realtà che lo circonda (il “Gruppo”) e di sviluppare predisposizione e senso di responsabilità con la fattiva partecipazione ad attività adeguate.

La vita nell’ambiente montano offre le più stimolanti occasioni di coinvolgimento ed è l’ideale per svolgere in libertà attività motorie nello spirito dell’avventura, col fascino dell’esplorazione e lo sviluppo delle capacità manuali, creative e di osservazione.

Giocare ad andare in montagna e il recupero della dimensione ludica come metodo educativo finalizzato all’apprendimento: è essenziale per instaurare un costruttivo rapporto di coinvolgimento del giovane.

Per quanto concerne la metodologia sviluppata dalla “scuola attiva” si fa riferimento ai contenuti del volumetto per Accompagnatori “Il giovane con noi” della CCAG o altri testi specifici.

L’uniformità

L’immagine del Club Alpino Italiano e la credibilità del suo Progetto Educativo sono funzione dell’uniformità operativa delle Sezioni che, pur nel principio della loro autonomia, devono evitare posizioni contraddittorie e tendenze dissociative.

Le attività sezionali sono coordinate dagli OTP organi tecnici periferici (Commissioni Interregionali di AG) strettamente dipendenti dal competente OTC organo tecnico centrale (Commissione Centrale AG) che assume un effettivo potere di indirizzo e controllo.

La Commissione Centrale di Alpinismo Giovanile (CCAG), in accordo con le disposizioni del Consiglio Centrale, ha l’onere di proporre e promuovere tutte le iniziative necessarie affinché si possa realizzare il Progetto Educativo del Club Alpino Italiano.

Quanto realizzato dall’Alpinismo Giovanile dovrà essere proseguito da altre strutture del CAI che si adoperino per garantire, al giovane che ha superato i 17 anni, continuità di intenti in armonia con i principi del Progetto Educativo.

Nella consapevolezza dell’enorme qualità di lavoro educativo e scientifico svolto da altri, il presente documento non vuole essere esaustivo della problematica giovanile, bensì promuovere negli Accompagnatori e nelle strutture preposte atteggiamenti di ricerca e di confronto durante la fase applicativa degli enunciati teorici del Progetto Educativo del Club Alpino Italiano.

CIRCOLARE 6/89

Interpretazione dei termini “essenzialmente… camminare” contenuti nel Progetto Educativo.

L’interpretazione dei termini “essenzialmente… camminare” riportati alla voce “Le attività” del Progetto Educativo approvato dal Consiglio Centrale del 23 aprile 1988, deve intendersi come generalizzazione di ogni attività motoria nel contesto dell’ambiente montano.

Sono quindi comprese, oltre alle attività tipicamente escursionistiche, tutte le iniziative atte a consentire il corretto approccio del giovane alle tecniche più specializzate proprie delle attività contemplate nello Statuto e nel Regolamento del Club Alpino.

 

LINEE PROGRAMMATICHE DI ASSETTO

Approvate dal Consiglio centrale il 25 gennaio 1992

Le Linee programmatiche d’assetto costituiscono il documento fondamentale dell’organizzazione del settore giovanile del CAI.

In premessa viene ricordato il “ruolo tecnico e culturale primario finalizzato all’educazione alpinistica, alla prevenzione degli infortuni e ad una migliore conoscenza dell’ambiente montano da svolgere a favore dei soci del CAI e dei non soci” che viene affidato alle Scuole di Alpinismo e di Scialpinismo e all’Alpinismo Giovanile.

Di seguito vengono elencati i vari livelli di accompagnatori e vengono definiti i ruoli, i compiti ed i criteri di nomina degli Organi centrali e degli Organi periferici.

Infine vengono normati i corsi giovanili, che debbono svolgersi secondo i criteri stabiliti dalla CCAG ed essere autorizzati con nulla osta degli Organi tecnici.

La successiva circolare 8/92, dal titolo “Adempimenti amministrativi e organizzativi per corsi di Alpinismo Giovanile e per vidimazione libretti e tessere accompagnatori” stabilisce le modalità procedurali.

La recente circolare 1/97 regola i corsi giovanili, ne stabilisce i criteri di classificazione, di direzione e di autorizzazione, e indica i contenuti da sviluppare nei vari tipi di corso.

 

IL PROGETTO per la SCUOLA

Il progetto-scuola del Club alpino italiano ha lo scopo di offrire ai giovani opportunità formative nella scuola attraverso una collaborazione con l’istituzione scolastica e le famiglie. Propone la montagna come laboratorio nel quale realizzare, mediante una progettazione integrata, le comuni finalità di crescita umana e di consapevole, armonioso e costruttivo rapporto con l’ambiente.

Lo Studente
è il protagonista delle attività formative.

Il Gruppo-classe come nucleo sociale, è il campo di azione per l’attività formativa; le dinamiche che vi interagiscono devono favorire l’orientamento del giovane verso una vita autentica attraverso la conoscenza ed il genuino contatto con la natura.

L’Insegnante e l’Accompagnatore
in stretta collaborazione e nel rispetto dei reciproci ruoli, sono i principali strumenti tramite i quali si realizza il progetto.

La Famiglia
è l’ambito educativo primario con il quale condividere i valori formativi.
Le Attività
organicamente inserite nella programmazione educativo-didattica prevedono momenti integrati di conoscenza e di esperienza diretta con la montagna finalizzati alla formazione
del giovane.

Il Metodo
di intervento
coinvolge il giovane in attività creative di apprendimento e trae la sua origine
dai rapporti costruttivi che emergono nel gruppo, secondo le regole dell’imparare facendo.

I Mezzi operativi derivano dalla conoscenza e dalla padronanza delle tecniche già sperimentate in ambito educativo, scientifico ed alpinistico, e tengono conto delle loro evoluzioni ed innovazioni.

La Verifica
va effettuata con attività specifiche attraverso le quali riscontrare l’acquisizione degli
obiettivi di apprendimento e di comportamento programmati.

L’Uniformità’
operativa
delle strutture del Club alpino italiano è il presupposto indispensabile per la realizzazione del progetto-scuola.

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